Sessualità e affettività: cominciamo dalla scuola e dalla famiglia. Ne parliamo con Susanna Basile, psicosessuologa e pedagogista
di Rosanna La Malfa
Susanna Basile è psicosessuologa clinica; pedagogista; psicoterapia funzionale; specializzata in dipendenze in love/sex addiction; trainer movie-therapy e theater-therapy. Ha pubblicato articoli su riviste nazionali e condotto convegni sull’argomento.
Quattro lauree. In che cosa e perché.
Pedagogia, Scienze e tecniche psicologiche, Psicologia clinica e Scienze filosofiche. Una specializzazione quadriennale in Sessuologia clinica a Roma e diploma di Psicoterapia Funzionale. Perché? Quando fai questo lavoro, cioè occuparti della salute psicologica delle persone e nella fattispecie la salute affettiva e sessuale, le conoscenze non sono mai abbastanza. C’è sempre qualcuno o qualche istituzione più ortodossa che cerca di bloccare la divulgazione, adducendo una mancanza o una ridotta competenza nel campo umanistico. Chi detiene le leve del potere cerca sempre di specializzare il sapere al solo scopo di chiudere in un circolo virtuoso la trasversalità dei saperi e attivare un circolo vizioso di favoritismi e corruttele nella scotomizzazione dei saperi. È “interessante” sapere che la professione di psicologo dopo la normativa e il suo riconoscimento del 1989 con relativo esame di abilitazione e di albo di iscrizione sia diventata professione sanitaria solo a dicembre del 2017.
La sessualità. Un retaggio culturale forte, quello delle inibizioni. Come scardinarle?
Il termine mi sembra appropriato poiché si tratta di una serie di “muri di mattoni” culturali e religiosi che hanno subito una stratificazione soltanto di duemila anni: infatti è assolutamente umano che ad una repressione in qualsiasi ambito, in questo caso quello sessuale, si debba poi ovviare con la trasgressione. Per questo esiste una prolificazione di “perversioni” rispetto alla naturalezza della sessualità che fa parte dell’evoluzione dell’essere umano.
Come e quando i genitori possono dialogare di sessualità con i figli?
In realtà con le giuste modalità inerenti all’età bisognerebbe parlarne fin da quando i figli cominciano ad averne bisogno. Se molti genitori si sentono a disagio, a volte, è perché anche loro hanno dovuto affrontare delle difficoltà e hanno agito rispetto alla propria sessualità con una serie di “tentativi ed errori”. Intendiamoci nella sperimentazione personale il metodo (trial and error) è quello giusto, ma avere più strumenti a disposizione come quello della conoscenza del funzionamento anatomico e dei contraccettivi, ad esempio, impedisce di fare “errori importanti” come le malattie a trasmissione sessuale o gravidanze indesiderate.
Viviamo in un paese in cui non c’è un’importante educazione sessuale nelle scuole. A che età bisognerebbe parlarne?
I bambini sperimentano il proprio “corpo sociale” già all’asilo, e non importa se siano controllati o meno, ricordo che la repressione può fare “ingegnare” metodi di variabile natura al solo scopo esplorativo tanto ai “maschietti” che alle “femminucce”. Viviamo in un mondo dove le immagini della pubblicità, i film, internet, sono molto sessualizzate: non vedo come un genitore possa impedire al proprio figlio di farsi una idea sulla sua sessualità. La scuola potrebbe essere un ottimo veicolo di informazione se qualcuno non facesse di tutto per impedire la divulgazione di queste conoscenze per paura di essere ostracizzato dalla comunità di genitori e insegnanti. È sempre una questione di cattiva informazione: si ricordi il recente tentativo (nel 2017) di inserire una educazione che insegnasse il concetto di “sex gender” ovverossia di “identità sessuale” che ha scatenato l’ira dei cosiddetti ben pensanti e ha manifestato lo spauracchio collettivo di bambini e bambine che sarebbero diventati omosessuali già alle elementari. Pensa che non si può spiegare nemmeno la differenza tra “identità sessuale”, cioè sentirsi maschi o femmine, dall’”orientamento sessuale” cioè se ci piacciono i maschi o le femmine.
L’educazione sessuale ed affettiva tende a garantire, quanto più possibile, uno sviluppo sano ed equilibrato del bambino. Come dovrebbero essere realizzati questi corsi nelle scuole?
Viviamo in una società dove l’espressione del dolore, del sacrificio, del dovere ha la meglio sul principio del piacere, del gioco, della leggerezza. I corsi nelle scuole dovrebbero essere adeguati all’età infante, bambino e adolescente con un equilibrio scientifico, ludico, utilizzando film e laboratori teatrali per esempio. Gli esperti devono insegnare il rispetto di ciò che siamo nonostante le nostre reciproche differenze, affinché sia abbia consapevolezza da adulti. È un percorso critico, né più né meno.
Come invece funziona nelle scuole europee?
Gli Stati europei si orientano rispetto all’insegnamento dell’educazione sessuale in maniera diversificata: nella maggior parte dei Stati membri dell’Unione europea questa materia è obbligatoria (in Germania dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970, in Francia dal 1998). Fanno eccezione 7 paesi su 24 analizzati: Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania, Regno Unito (ma nel febbraio del 2015 i parlamentari inglesi hanno chiesto che l’educazione sessuale divenisse obbligatoria nella scuola primaria e secondaria) e come ben sappiamo in Italia.
Quali sono le linee guida dell’OMS in merito?
Ti riferisci allo “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa. Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie” che è stato sviluppato dal Centro Federale per l’Educazione alla Salute tedesco attraverso la collaborazione di 19 esperti provenienti da 9 Stati europei, pubblicato nel 2012. Nel testo si parla di salute sessuale come di “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale relativo alla sessualità; non consiste nella semplice assenza di malattie, disfunzioni o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali come pure la possibilità di fare esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza. Per raggiungere e mantenere la salute sessuale, i diritti sessuali di ogni essere umano devono essere rispettati, protetti e soddisfatti”.
Secondo me una corretta educazione alla sessualità, limita (e ci auguriamo debelli) i fenomeni della violenza sulle donne. Vorrei un tuo parere.
Ti rispondo citando un episodio mitico (i miti fanno parte del nostro immaginario collettivo) che non tutti conoscono nei particolari: il famoso Ratto delle Sabine. Secondo la tradizione Romolo, dopo aver fondato Roma, si rivolge alle popolazioni vicine per stringere alleanze e ottenere delle donne con cui procreare e popolare la nuova città. Al rifiuto dei vicini risponde con l’inganno: organizza un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e rapisce le loro donne. Quando un bambino e una bambina sentono una storia di questo genere che viene studiata a scuola, secondo te, come si identificano? Il maschio nell’aggressore e la femmina nella vittima. I genitori e i mariti delle donne sabine fanno guerra a Roma dopo un anno. Saranno le donne a fermare gli uomini di entrambe le fazioni, portando i neonati frutto dello stupro in braccio: ormai si erano imparentati quindi sarebbe stata un’inutile carneficina che avrebbe ucciso i loro figli. Mi sembra che ci sia tutto: sacrificio, violenza, maternità, famiglia e poi il termine ottenere delle donne…
L’influenza di internet. Pro e contro.
Ecco, vedi, ottenere delle donne è un termine generico trovato su internet. Internet è uno strumento: non è né buono, né cattivo. Ma se non si hanno i mezzi giusti per discernere chi può sapere l’uso che ne farai? Per avere delle risposte giuste, bisogna fare delle domande giuste. Anche l’uso della pornografia che si vorrebbe vietare ai tuoi figli: forse se si spiega che cos’è, quando la vedranno, perché ormai è impossibile con i nuovi smartphone che non la scoprano, non ne resteranno turbati. Inoltre, devono essere evidenziati i nuovi comportamenti a rischio dei nativi digitali; come le tecnologie impattano la costruzione dell’identità e come creano la logica del tutto troppo presto.
Una vita sessuale in equilibrio con noi stessi quanto influenza la nostra crescita personale?
È assolutamente fondamentale: la sessualità è fisiologia, affettività, relazione, psicologia. La sessualità anticamente era vissuta come una forma di iniziazione: era un passaggio dall’infanzia alla pubertà con regole ben precise. Ancora in alcune tribù, funziona così e gli autoctoni godono di ottima salute in tutti i campi. Noi con la nostra società piena di cultura e spesso di tabù, abbiamo fatto di tutto per dimenticare condannare e reprimere la naturale espressione della nostra vita sessuale, affettiva e relazionale, da soli e in compagnia.
Il sesso e la sessualità, adulti e giovani. Consigli?
I miei consigli sono il linea con molti degli obiettivi dell’OMS:
- rispettare la diversità sessuale e le differenze di genere
- essere consapevoli dell’identità sessuale
- avere consapevolezza e conoscenza del corpo umano, del suo sviluppo e delle sue funzioni, in particolare per quanto attiene la sessualità, la salute e la prevenzione delle malattie
- essere in grado di svilupparsi e maturare come essere sessuale, vale a dire imparare a esprimere sentimenti e bisogni
- vivere piacevolmente la sessualità
Una buona qualità dell’educazione sessuale ha un impatto positivo sulle attitudini e sui valori condivisi, sulle dinamiche delle relazioni personali. Si prevengono gli abusi, avendo a disposizione linguaggi e strumenti corretti per costruire relazioni basate sul rispetto reciproco, per poter comunicare con i propri genitori e gli adulti, per maturare un pensiero critico e sano.