Medicina e Arte: dalla Svizzera, Vito Mantini, un medico italiano si racconta
di Rosanna La Malfa
Sei italiano, hai studiato in Italia, ma vivi e lavori in Svizzera. Raccontaci un po’ di Te.
Ho vissuto per 10 anni a Roma per conseguire la Laurea in Medicina e la specializzazione in Geriatria. Poi, casualmente, mi sono imbattuto nel valutare un posto di lavoro in Svizzera, a Lugano nel Canton Ticino. Doveva essere solo per un anno e poi era previsto che ritornassi a Roma. Nel frattempo un anno mi sono spostato, un anno, in Inghilterra, sempre per lavoro per poi ritornare nella “mia” Lugano ed ora sono 10 anni che vivo qui.
Ho avuto esperienze lavorative in altre specializzazioni, completando, formalmente un’altra specializzazione, in anestesia, ma decidendo comunque di rimanere nell’ambiente clinico, preferendo il contatto umano in corsia. Attualmente lavoro in una Clinica di Riabilitazione poco distante da Lugano, in quel di Brissago.
Quando e per quale motivo ha deciso di diventare un medico?
Potrei dire che medici non si diventa ma ci si nasce. La frase è un po’ troppo romantica però sottende per me, un significato importante nella cura della persona senza vincoli economici o interessi. Ho sempre avuto a che fare con medici per via del lavoro di mia madre, caposala infermiera, fin da quando ero piccolo. Per via dei suoi turni lavorativi e del lavoro di mio padre, ho vissuto quasi tutta la maggior parte della mia infanzia e giovinezza con i nonni. Magari per tale motivo, proprio questa vicinanza a loro mi ha portato a scegliere Geriatria.
Qualità della vita e perché no, qualità della fine della Vita. Che ne pensi?
Per rispondere alla domanda mi ricordo quello che mi diceva un professore all’Università trattando del tema spinoso della qualità della vita nei pazienti affetti da malattie terminali: “importante per la professione di medico non è aggiungere anni alla vita ma vita agli anni”. Molto si è fatto, a prescindere dai progressi della medicina, per il controllo del dolore nei pazienti terminali e per la presa a carico delle loro famiglie, per assicurare un ritorno a casa che porti ad una fine decorosa. Anche l’attuazione di tali dispositivi significa pensare al miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
Cosa ne pensi da medico dell’obbligo dei vaccini?
Per quanto riguarda la polemica dei vaccini, non comprendo perché a distanza di anni dalla loro scoperta e dopo che migliaia di persone ne hanno usufruito ci si interroghi sulla loro importanza. Bambini, anziani certo che debbono vaccinarsi. La medicina non va fatta trovando risposte in internet o in forum farlocchi. Purtroppo il vaccino per l’ignoranza non l’hanno ancora inventato!
Ippocrate e il medico. Empatia verso il paziente o no?
L’empatia con i pazienti è fondamentale, imprescindibile dal mio modo di vivere e fare medicina, proprio il ricercare tale contatto mi ha portato a rivedere e ritornare in corsia preferendola all’anestesia. Il rapporto umano va al di là delle conoscenze mediche ma anzi completa e dà valore al medico stesso. Nella mia esperienza ho sempre provato a cercare di comprendere il paziente nei suoi bisogni di salute e soprattutto poi nel caso di pazienti affetti da demenza, malattie degenerative e neoplastiche, comprendere le necessità dei loro famigliari.
Oltre che medico geriatra, sei anche scrittore. “Frasi ispirate e aspirate dall’Aerosol” è il titolo del tuo libro. Raccontaci.
La mia passione per la scrittura di libri è nata, prendendo piede la pubblicazione di aforismi e di pensieri sul noto social, che poi visto l’apprezzamento positivo da parte dei miei followers mi ha spinto a raccoglierli e poi a pubblicarne un libro. E’ nato infatti “Frasi ispirate ed aspirate dall’aerosol” pubblicato da Algra Editore, una casa editrice siciliana che ha abbracciato questo mio progetto, permettendomi di inserire anche schizzi e disegni fatti da me per introdurre i vari capitoli divisi per argomenti. Il titolo così bislacco nasce dalla necessità di ricorrere spesso all’aerosol, essendo fin da piccolo asmatico e poi nel corso del tempo, ho proseguito nell’eseguire le inalazioni anche senza aver accessi di asma, ma solamente perché mi piace il rumore di questa “fantastica” macchinetta. Diciamo che come terapia anche antistress, non ha nessun effetto collaterale.
Sei appassionato di fotografia. Scatti e Parole che importanza hanno nella tua vita?
Ho iniziato a raccogliere tutte le foto che ho scattato nel corso degli anni sul Lago di Lugano e così ho presentato il progetto alla casa editrice ticinese “Fontana Edizioni” che devo dire in maniera molto coraggiosa, non avendo io nessuna esperienza di fotografia ne avendo mai pubblicato libri, ha deciso di pubblicarlo. E così è nato “Foto, acquerelli di Lugano”. Il titolo del libro è stato da me dato perché era mia intenzione, fotografare scorci che sembrassero acquerelli. Tutto merito della bellezza del Lago che ad ogni stagione riesce ad assumere una luce speciale, quella luce che mi ha fatto appassionare al mondo delle foto.
E la medicina come si coniuga con l’Arte?
Per quanto mi riguarda la Medicina si coniuga benissimo con l’arte. Il lavoro di medico comporta molto stress durante la giornata e un carico emozionale che anche con il passare del tempo, con l’esperienza, ti conduce a portare a casa problematiche lavorative connesse quasi sempre ai pazienti. L’arte per me è diventata una valvola di sfogo, un modo per ergermi al di là di queste problematiche, un modo per pensare positivo.
Che rapporto hai con i social network?
Dopo il trasferimento da Roma a Lugano per vincere la noia nelle ore extra-lavorative, ho iniziato a scrivere aforismi e pubblicare foto del lungo lago di Lugano sul noto social. Inizialmente era un modo per star vicino gli amici lasciati a Roma e nelle Marche (sono nato li 39 anni fa) ma con il passare del tempo il pubblico si è espanso sempre di più fino a terminare i contatti concessi dal social (5000) e andare oltre. Una cosa inaspettata che però, non nascondo, mi riempie di gioia, perché mi permette di parlare con centinaia di persone ogni giorno, condividendo con loro pensieri e foto, ma anche consigli sulla vita di tutti i giorni quasi come ci si conoscesse sul serio. Sono state proprio queste “amicizie”, ad invogliarmi a continuare a pubblicare sulla mia pagina fino a scriverne dei libri.
Sei una persona poliedrica. Hai anche il dono della sintesi.
Il fatto di avere più interessi e soprattutto di avere avuto la fortuna e il modo di realizzare questi piccoli sogni, penso che possa rappresentare un valore aggiunto, laddove la loro realizzazione può rappresentare un modo per conciliare un lavoro altamente stressogeno ad un modo così bello per alleggerirlo. Scrivendo aforismi e scattando foto per me è comunicare il mio stato d’animo del momento in maniera sintetica, senza tanti fronzoli ed orpelli inutili. Certi stati d’animo, certi pensieri, certe immagini, non hanno la necessità di tante spiegazioni, ma se intensi ed originali devono arrivare in maniera diretta a chi ci legge o ci guarda.
Cosa ti senti dire ai nostri lettori sulla bellezza della solidarietà, delle parole e delle immagini?
Riassumendo la mia biografia, posso dire che medico, era previsto o prevedibile che lo diventassi, il lato di artista invece è stata una casualità. Un qualcosa, iniziato ad approfondire, per il fatto di riempire giornate, altrimenti incomplete. Il dedicare qualche ora di tempo alla scrittura di pensieri, a fare passeggiate per ricercare scorci emozionanti, penso che mi abbia arricchito come persona ma anche come medico. Ho scelto di apparire sempre come sono, senza dare adito al poter pensare che la mia idea fosse quella più giusta o più completa. Un mio aforisma a tal proposito, potrebbe recitare così “bisogna sempre raccontarsi o farsi vedere per quello che si è in realtà, altrimenti, prima o poi, le persone se ne accorgono, e gli unici a rimanere delusi siamo noi stessi”.